Biliardo: il blog di ECIOART

Il Biliardo come non lo hai mai letto.

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Riccardo Belluta, classe 1962, è uno dei rappresentanti illustri dell'ultima generazione che ha conosciuto e appreso il biliardo all'italiana nella sua versione "classica" - quella con le buche - per poi diventare un campione sul tavolo internazionale, quello senza buche.

Nel 2012, intervistato per la trasmissione Rai Dedicato a... I Grandi del Biliardo di Auro Bulbarelli, Riccardo ha detto, a proposito della differenza tra il gioco classico e il gioco internazionale:

...c'è parecchia differenza. Il gioco con le buche era un gioco per giocatori esperti, ci volevano tanti anni per poterlo praticare con una certa avvedutezza [...] Era un gioco di malizie e di strategia. Ora il gioco è diventato un po più giovanile perché, non essendoci le buche, pericoli ce ne sono meno e premia di più giocatori giovani che tendono a buttare giù tanti birilli.

Recentemente ho avuto il mio primo incontro con un biliardo classico e per quattro giorni ho avuto la possibilità di giocarci per qualche ora.
Ho iniziato a giocare a biliardo oltre 20 anni dopo che il biliardo italiano classico con le buche era stato abbandonato in favore del biliardo internazionale. Ne ho sempre solo sentito parlare da papà, nonno e zio... non l'avevo nemmeno mai visto un biliardo classico. Magari proprio perché ne ho solo sentito raccontare, l'idea di poterlo provare, di poterci giocare e conoscere quel tipo di gioco mi ha sempre attratto.

L'incontro tra me e il biliardo classico non è stato casuale, avevo pianificato tutto per bene e mi ero preparato. Avevo il set di bilie e i birilli giusti, avevo studiato l'ultimo regolamento ufficiale Fibis ma anche le regole di gioco utilizzate più lontano nel tempo, mi ero informato su come si giocavano altri giochi popolari giocati su quel biliardo. Insomma, sapevo di avere un tempo limitato a disposizione per provare quel tavolo e ho fatto in modo di sfruttarlo al massimo.

In questo breve articolo c'è tutto quello che sono riuscito ad imparare in quelle poche ore e che ovviamente non pretende di essere l'opinione di un esperto ma solo la lista di impressioni che mi sono portato a casa.

Le buche

Al gioco dei birilli le buche non erano un tanto un'opportunità per fare punti (anche se imbucare la bilia avversaria o il pallino fruttava punti buoni) quanto piuttosto un opportunità per perderne. Erano più un "pericolo" come dice Belluta, anche perché, dopo l'imbucata di una delle due biglie, l'avversario giocava con biglia in mano.
Avevo due set di bilie a disposizione un paio del diametro di 69 mm e un paio da 67 mm. Appena ho poggiato le biglie sul nuovo tavolo ho cercato di capire come funzionassero queste buche particolari, strette e praticamente prive di "inviti" come nei tavoli da pool e snooker. Con stupore mi accorsi che le biglie da 69 mm non entravano nelle buche d'angolo nemmeno mettendocele con le mani, le buche erano da 68 mm, quindi ci entravno appena le biglie da 67 mm, quelle centrali invece erano più "comode". Giocando qualche ora ho imparato questo.

  • Le buche centrali erano un vero pericolo e impedivano o ostacolavano diversi tiri.
  • Le buche d'angolo non erano poi così pericolose, sfacci e raddrizzi si potevano giocare con sufficiente tranquillità di non imbucare la battente. I tiri in cui diventavano un pericolo per la battente erano gli sponda-biglia e i giri con arrivo in angolo.
  • In generale le buche aggiungevano al gioco una certa dose di imprevedibilità, l'arrivo di una biglia in prossimità di una buca che urtava sul ganascino produceva cambi di traiettoria che potevano stravolgere un tiro.
  • Allo stesso tempo le buche offrivano - come dice Belluta - un arma in più al giocatore esperto e smaliziato che sapeva usarle a proprio vantaggio.

Le buche erano senza dubbio anche un elemento che differenziava molto i tavoli, anche solo un millimetro in più o in meno poteva fare la differenza in partita e i giocatori che sapevano interpretare il biliardo erano ancora più favoriti rispetto ad oggi.

Le sponde tamburate

Insieme alle buche, la particolare costruzione delle sponde era ciò che più di tutto caratterizzava il gioco.

  • Erano veloci! Parecchio veloci. Restituivano più spinta rispetto a quelle triangolari di sola gomma dei giorni nostri. Il biliardo su cui ho giocato aveva il panno malconcio e non era riscaldato, nonostante questo usando la forza delle tre passate e mezza del biardo moderno e riscaldato, di passate ne facevo 4.
  • Meno sensibili agli effetti. Forma e struttura rendevano le sponde meno sensibili agli effetti fini rendendo il gioco più semplice.
  • Quasi Geometriche. Rientro? Incandelamento? Praticamente non esistono sul biliardo classico. Le sponde rispondono in modo quasi geometrico, per questa ragione nei tiri di sfaccio e raddrizzo con avverssaria lontana dal centro non era sempre possibile passare più di una volta sul castello, non a caso sul biliardo classico si usava con molta più frequenza rispetto ad oggi la Sventaglina. Sempre grazie alla "Geometricità" delle traiettorie il gioco di calcio era un po più intuitivo, quindi più semplice, soprattutto per i neofiti.
  • Alte, dannatamente alte. Ai tanti aspetti positivi di queste sponde si contrapponeva l'altezza, erano davvero alte, quasi quanto l'intera biglia, il chè rendeva davvero difficile il tiro con biglia sotto sponda.

Il pallino

Il diminutivo non era usato a caso, la terza palla era più piccola delle altre due di circa 10 mm. Di tutte le "stranezze" del biliardo classico, questa è quella che mi ha disarmato più di tutte, come le buche, anche il pallino più piccolo delle biglie contribuisce non poco a rendere il gioco inprevedibile. Giocando sul pallino con una forza diversa dall'accosto, sia di carambola che di casino era davvero difficile riuscire a prevedere traiettoria e rimanenza delle biglie. E anche giocare un accosto sul pallino alla ricerca di una steola era tutt'altro che facile, non solo perché il pallino aveva un ombra ridotta, ma perchè essendo più leggero delle altre due biglie, bastava andarlo a toccare con pochissima forza per farlo spostare di diversi centimetri rovinando una steola che sembrava ben riuscita.

Conclusioni

Prima di provare il vero gioco all'italiana ero curioso ed affascinato e devo dire che questa esperienza non ha fatto che accrescere la mia curiosità verso questo gioco ormai dimenticato. Belluta (manco a dirlo) ha ragione e ne ho avuto la prova. Classico e Internazionale sono due giochi davvero molto diversi, le mille insidie che il gioco classico nasconde diventano altrettante soluzioni tattiche nel bagaglio del giocatore esperto e smalizziato. Volendo concludere con una sintesi direi che se il gioco dei birilli moderno prevale la tecnica, nel gioco classico prevale la tattica.
Dopo questa esperienza non posso non chiedermi se nel passaggio al tavolo internazionale, ci abbiamo davvero guadagnato di più di quello che abbiamo perso.

 

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Mi sono casualmente imbattuto in un video dal titolo: This NEW SERVE could change Badminton FOREVER - Questo NUOVO SERVIZIO potrebbe cambiare il Badminton PER SEMPRE.
I contenuti dai titoli sensazionalistici sono la norma in rete ma non è questo il caso; oggi il mondo del Badminton è davvero scosso da una novità che può rivoluzionarlo e quello che sta succedendo può essere di ispirazione per qualsiasi altro sport.

In marzo 2023, un atleta Danese di nome Marcus Rindshoj, in una partita di doppio del torneo Polish Open 2023, improvvisamente inizia a servire in modo strano, i suoi avversari non riescono a rispondere al suo servizio e la coppia Danese accumula punti su punti. Il Volano servito da Marcus è dotato di un effetto mai visto prima, la rotazione (spin) del volano è così elevata da rendere il suo comportamento imprevedibile, tanto nel volo di andata quanto nel volo di risposta dell'avversario. Lo definiscono unreturnable, un servizio cui è impossibile rispondere.

Marcus Rindshoj ha del tutto inventato un nuovo modo di servire, perfettamente regolare e mai visto prima. Impugnando il volano dalla pallina, nel momento in cui lo lascia cadere verso la racchetta per eseguire il servizio, usa le dita che cingono la pallina per impartire effetto al volano prima ancora che tocchi la rete della racchetta. Sembra impossibile, eppure questo tipo di tiro è regolare e nessuno ci aveva mai pensato prima. Questo tipo di servizio è così efficace e devastante che appassionati e federazioni in questi giorni si stanno chiedendo come intervenire: permetterlo o modificare il regolamento per vietarlo?

Il Badminton ha una storia millenaria e si è diffuso in Europa nella seconda metà del 1800 acquisendo da subito la dignità di disciplina sportiva. Viene naturale chiedersi come è possibile che in diverse centinaia di anni di pratica nessuno prima di Marcus avesse pensato di servire in quel modo. Eppure è così, nessuno ci ha pensato prima di lui.

Ho deciso di raccontare questa storia perché la trovo di grande ispirazione e perché ci ricorda che l'innovazione, anche nel biliardo, come nel badminton, non è finita. In ogni momento può saltare fuori qualcuno con una idea innovativa, piccola o grande ma comunque rivoluzionaria, capace di far evolvere l'intero movimento.

Volendo trovare un parallelismo nel mondo del biliardo, la storia di Marcus Rindshoj mi ha ricordato le innovazioni che l'americano Corey Deuel ha portato al tiro di spaccata, nel pool. Qualcuno chiama Deuel lo scienziato pazzo del break e le sue idee fanno discutere da anni.

Una delle trovate più controverse di Duel è il pattern racking alla specialità palla 8 che permette, con il giusto colpo, di separare in spaccata le biglie piene dalle biglie fasciate e lascia uno dei due gruppi di biglie raggruppate nella zona del triangolo e l'altro gruppo ben aperto sulla parte bassa del biliardo, con evidente vantaggio per chi ha aperto il gioco con successo.



Più recentemente, Duel è stato l'inventore del symmetric break alla specialità palla 10 che permette di imbucare con consistenza 2 biglie in spaccata ed ottenere un buon piazzamento sulla biglia numero 1.
Nel 2021 Deuel, ha introdotto una ulteriore innovazione al suo symmetric break utilizzando il bridge e uno speciale collare posizionato intorno al puntale e appoggiato sul rastrello, per rendere sempre più precisa ed efficace la sue steccata di apertura. Non si era mai visto nessuno prima utilizzare il bridge così.

Che questo tipo di innovazioni finiscano per modificare il regolamento venendo proibite oppure vengano accolte e adottate anche da altri atleti, non possono che contribuire a far evolvere positivamente lo sport.

E secondo te, chi è il Marcus Rindshoj del biliardo? 



Se sei curioso di vedere il video di badminton a cui mi riferisco nel post, puoi trovarlo qui: https://youtu.be/AJiIigfOKkA


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Il 2021 è un anno di innovazione e sperimentazione per la disciplina della carambola, la primaverà ci ha portato due tornei con una formula di gioco completamente nuova, il Classic Race Challenge e il Kozoom 3C Challenge Cup; il primo disputato al gioco del quadro 47/2, il secondo alle 3 sponde.
Entrambi i tornei sono stati organizzati dalla federazione europea di biliardo (CEB) in collaborazione con Kozoom ed entrambi portano una formula di scontro mai vista prima che scardina il classico incontro 1-contro-1. A detta della CEB, le formule degli incontri permettono anche di rispettare più facilmente le norme anti-contagio da COVID.

Il Classic Race Challenge

Fra tutte le discipline del biliardo, la carambola è quella più votanta alla serie e -di contro- quella con minor duello tattico tra gli avversari. In particolare nei giochi piccoli della carambola, dove le serie dei giocatori di primo livello sono di centinaia di punti, il giocatore gioca contro se stesso, più che contro il proprio avversario. Il termine 'tattica' in questi giochi assume un significato completamente diverso rispetto agli altri giochi, l'obiettivo del giocatore non è mai quello di mettere in difficoltà l'avversario ma quello di costruire una serie abbastanza lunga da chiudere l'incontro.
Proprio a causa delle serie di carambole oltremodo lunghe, che vedono al tavolo un unico giocatore inanellare carambole per decine di minuti, negli ultimi decenni i giochi "piccoli" hanno perso spettatori e anche praticanti.
Il Classic Race Challenge è un torneo sperimentale nato con lo specifico intento di svecchiare la carambola classica e generare nuovo interesse verso i giochi "piccoli". In un comunicato la CEB scrive:
The ''Classic Race Challenge'' is a test tournament based on a new system that the CEB is proud to launch and promote. The main objective is to provide new motivation for both players and spectators. Records can be achieved. The new game mode promises to be more attractive and gives the CEB the chance to revive classic disciplines.

La novità consiste in un match dove i due contendenti giocano in contemporanea su due tavoli differenti, in una gara a chi realizza il numero di punti più alto in 60 minuti.
Per questo primo torneo sperimentale è stata scelta la specialità del quadro 47/2, la più diffusa tra le varianti del gioco del quadro. Il torneo vedeva 8 giocatori scontrarsi in 3 giornate di torneo, con formula del doppio KO. A vincere è stato il francese Willy Gerimont con 4 vittorie su 4 partite disputate, la media generale più alta del torneo di 47,04 e il record di punteggio più alto in un singolo match con ben 329 carambole in 60 minuti.


Parlando di carambola non sono sicuramente uno spettatore medio. Al contrario della media (nel biliardo non si può certo parlare da massa) io preferisco i giochi piccoli al 3 sponde; non trovo affatto i giochi "piccoli" noiosi e superati, quindi il mio parere non è certo quello dei più, ma a me l'esperimento non ha convinto. Non ho trovato piacevole o avvincente guardare 2 giocatori giocare contemporamente, anche se il lavoro di produzione fatto da Kozoom è stato di altissimo livello, come sempre. Lo schermo suddiviso in 4 rettangoli fissi mostrava costantemente la visione complessiva dei due tavoli e la vista di dettaglio di entrambi i giocatori, lasciando la regia allo spettatore, libero di osservare, in ogni momento, la parte più interessante dell'incontro. 
Immagino invece che ai giocatori questo format possa essere piaciuto, dal momento che evita che uno dei due passi gran parte del tempo della partita seduto. Una partita con questo format è sicuramente più "equilibrante" rispetto alla classica formula con equalization inning dove il "secondo" si trova a tentare il recupero dopo essere stato seduto per mezz'ora o più.
Nonostante da spettatore il risultato non mi sia piaciuto particolarmente apprezzo moltissimo l'iniziativa della CEB e auguro tutto il successo possibile a questa nuova formula, la Carambola Classica meriterà sempre un posto d'onore tra le specialità più importanti del biliardo.

I video degli incontri sono disponibili su YouTube al canale di Kozoom qui.
I dettagli del torneo sono disponibili sul sito della CEB qui.

Il Kozoom 3C Challenge Cup

La specialità 3 sponde, a differenza delle specialità piccole, non ha certo bisogno di essere rinnovata, gode di una buona diffusione mediatica e conta un gran numero di praticanti, diffusi in tutto il mondo. Ma le restrizioni dovute al COVID hanno spinto gli organizzatori a ripensare all'organizzazione dei tornei per diminuire -ahinoi- il numero di partecipanti e di partite di un torneo; è così che nasce il Kozoom 3C Challenge Cup.
Le novità introdotte da questo torneo sono sostanzialmente due:
  1. le partite di qualifica si giocano non tra 2 giocatori ma tra 3 giocatori;
  2. le partite si giocano per la prima volta a set invece che sucunica distanza.

Per permettere a tre giocatori di scontrarsi contemporaneamente, Saluc ha prodotto un nuovo set di biglie Aramith Pro-Cup dove la biglia rossa lascia il posto ad una terza battente di colore arancio. 
L'ordine di alternanza dei tre giocatori viene deciso dal tiro al biliardo (lag shot); a differenza delle partite classiche i tre giocatori non tirano contemporaneamente ma alternati, il risultato del loro tiro al biliardo determina l'ordine in cui questi giocheranno. I set sono di soli 10 punti e le partite delle qualificazioni vengono giocate al meglio dei 24 set suddivisi in 3 giornate consecutive da 8 set ciascuna. I 24 partecipanti al torneo sono stati divisi in 8 gruppi di 3 giocatori ciascuno, il vincente di ogni gruppo accederà alla fase finale.


Nel momento in cui scrivo le qualificazioni sono ancora in corso, la fase finale è prevista per il 15-18 luglio 2021 (COVID permettendo) e vedrà scontrarsi gli 8 migliori con formula del doppio KO. Le partite delle fasi finali torneranno ad essere classiche partite 1-contro-1 ma rimane la suddivisione in set da 10 punti con partita al meglio dei 7 set, senza inning di parificazione.
Mi sono sempre chiesto come sarebbe stata la carambola giocata a set e ora sono davvero curioso di vedere giocare una partita di 3 sponde con questa formula. I set da 10 punti sono davvero corti per i top player, che sicuramente saranno in grado di chiudere più di un set con un unico inning senza lasciar giocare l'avversario. Senza inning di parificazione infatti, qualora un giocatore inizi e chiuda un set in un unico inning, l'avversario non potrà che stare seduto a guardare.
Ancora una volta, brava Kozoom per l'iniziativa!

I video degli incontri sono disponibili su YouTube al canale di Kozoom qui.
I dettagli del torneo sono disponibili sul sito della CEB qui.

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Tutti i tiri di acchito ai 5 birilli

Quando iniziai a giocare a birilli, realizzai due video che mostrano tutte le possibili  varianti del tiro di acchito ai 5 birilli. Il primo video raccoglie tutti i tiri di attacco, il secondo quelli di difesa.
Quando realizzai questi video, nell'ormai lontano 2009, il regolamento ufficiale FIBIS (Federazione Italiana Biliardo Sportivo) consentiva di realizzare punti in fase acchito e all'epoca qualcuno commentò che la mia raccolta di tiri di difesa era inutile. Il regolamento è però cambiato negli anni e al momento in cui scrivo questa articolo il regolamento impone un tiro d'acchito di difesa in quanto non consente più di realizzare punti in apertura.
Quindi oggi è la collezione di tiri di attacco a poter risultare "inutile" ma chi dice che un domani il regolamento non torni ad essere ribaltato? Inoltre non dimentichiamo che ci si può trovare a tirare l'acchito anche nel mezzo di un set, dopo un fallo dell'avversario e in quel caso i punti non solo si possono fare ma si devono fare. A tutti noi è capitato più di una volta di godere della biglia libera nei primi scambi di un set con il pallino ancora nella sua posizione di acchito, ecco dunque che i tiri di acchito in attacco un tempo utilizzati in apertura possono tornarci ancora molto utili.

19 diversi tiri di Acchito in Attacco



Per quanto riguarda i tiri di attacco sono riuscito a raccogliere 19 diverse soluzioni. Alcune fanno parte del bagaglio di ogni buon giocatore che abbia iniziato a giocare prima che il regolamento vietasse i punti in apertura: come lo sfaccio sul pallino, il doppio striscio rovesciato o il gancio di sponda di misura. Altri tiri erano appanaggio di pochi, come il doppio angolo erzegovinato o il 6 sponde a carambolare, entrambi giocati spesso e in modo magistrale dal grande Crocefisso Maggio. Altri ancora sono tiri troppo difficili o troppo poco pratici per essere giocati in partita ma meritano comunque un posto in questo elenco completo di tutte le soluzioni possibili.

11 soluzioni di Acchito in Difesa



Gli acchiti di difesa che sono riuscito a collezionare in questo video sono invece 11. Nel gioco moderno sono solo 2 i tiri che la grande maggioranza dei giocatori scelgono: l'angolo-angolo o il gancio a centralizzare. Un po tutti i giocatori oggi preferiscono i tiri più facili e sicuri (e come dargli torto) ma esistono comunque diverse soluzioni alternative non eccessivamente difficili o rischiose che se portate in partita con successo potrebbero spiazzare psicologicamente l'avversario fin dal primo tiro. Pesateci e Provateli! Non sarà tempo perso, provare e studiare tiri diversi non può che accrescere il vostro livello tecnico e conoscitivo.


Conosci qualche ulteriore soluzione che non vedi in questi due video? Segnalamela nei commenti qui sotto o direttamente via mail.
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Se possiedi un biliardo internazionale in casa, molto probabilmente non puoi permetterti di tenerlo sempre riscaldato. E accenderlo e spegnerlo ogni volta che ci si gioca non è conveniente, a lungo andare  non fanno bene al biliardo continui sbalzi di temperatura.

Per chi gioca seriamente a birilli o carambola, allenarsi su di un biliardo freddo non è un granché, le corse sono inferiori e alcune traiettorie possono variare. Certo però, se si ha la fortuna di avere abbastanza spazio in casa per ospitare un biliardo e togliersi lo sfizio di tirare due steccate ogni qualvolta se ne abbia voglia è davvero un lusso insuperabile e perchè rinunciarci?

Sfatiamo un mito

Rendere un biliardo professionale, installato in casa e non riscaldato, più simile al biliardo riscaldato della sala è possibile con poche, semplici, accortezze. Io sul mio biliardo ne ho adottate due e in questo post ve le spiego ma prima voglio sfatare una convinzione errata.
Si sente spesso dire, da chi è così fortunato da non aver mai poggiato la mano su un biliardo freddo frasi del tipo: "Senza riscaldamento al massimo fai le due passate e mezza". "...questo tiro senza riscaldamento non sarebbe possibile" eccetera. Beh, non è vero, la differenza non è così grande come si crede. Su di un buon biliardo, montato sapientemente e posizionato in una stanza mediamente riscaldata (18-20°), le tre passate e mezzo si fanno senza problemi, bisogna forzare un po di più, certo, ma si fanno.
Un collega molto, molto, molto più esperto di me, conosciuto sul forum di biliardoweb scrisse a proposito del biliardo non riscaldato: "è vero che è diverso, non è vero che il gioco viene stravolto, ricordo a tutti che l'angolo 50 si inventò su biliardi non riscaldati e con panni che avevano ben poco in comune con quelli odierni".

Sfatato il mito, veniamo ora al succo del post ovvero le soluzioni che si possono adottare per sopperire alla mancanza del riscaldamento, in particolare 2 soluzioni semplicissime di cui posso parlare con cognizione di causa perché le ho adottate sul mio biliardo:

  1. coibentare il biliardo con materiale isolante;
  2. utilizzare una stazione meteorologica per monitorare temperatura e umidità del biliardo.


Il "cappotto"

La coibentazione del biliardo è la prima e più importante modifica da apportare al biliardo, ritengo dovrebbe essere proposta dai fabbricanti di biliardi anche alle sale in quanto ne beneficia tanto il biliardo non riscaldato, quanto il biliardo riscaldato, aumentando l'efficienza e diminuendo i consumi di energia in modo drastico. 
Nei primi mesi da possessore di biliardo mi sono accorto che il piano in ardesia era freddo, dannatamente freddo! Che la stanza fosse riscaldata o meno la differenza tra la temperatura della stanza e la temperatura del piano era davvero notevole anche di 8-10°. Quindi nella stagione fredda, con la stanza a 20° mi ritrovavo a giocare su di un piano a 10-12°. Ho quindi applicato un "cappotto" al piano in ardesia sul lato inferiore del biliardo utilizzando dei pannelli di polistirene di circa 3 centimetri di spessore (l'isolante più classico che si usa in edilizia per l'isolamento perimetrale). Una modifica semplicissima che può fare chiunque, a biliardo piazzato, senza smontare nemmeno un pezzo del biliardo. 
Tanto semplice quanto efficace però! Il biliardo con il "cappotto" guadagna tutti i gradi che perde senza il "cappotto". Con il lato inferiore perfettamente coibentato la pietra non cede calore e anzi lo assorbe dal lato superiore adeguandosi alla temperatura della stanza. Da quando ho applicato la coibentazione al biliardo il piano è sempre sistematicamente tra + 0.5° e +1° rispetto alla temperatura della stanza, in ogni stagione e in ogni condizione. Davvero notevole!

La stazione meteorologica

Il secondo accessorio di cui ho dotato il mio biliardo è stata una stazione meteorologica. Lo so, è strano, ma è proprio quello fatto. Ho posizionato l'unità esterna della stazione meteorologica (quella che dovrebbe misurare temperatura e umidità esterne all'abitazione) sotto al biliardo con la sonda di misurazione della temperatura a diretto contatto con l'ardesia del piano. Dal display della stazione meteo posso quindi controllare la temperatura del piano e il livello di umidità. Un "barometro" del biliardo. ...Ok e quindi?

  • Quindi quando entro nella mia stanza del biliardo, buttando un occhio al display della stazione, posso "leggere" in che condizioni si trova il biliardo. Con il tempo ho imparato come si comporta a diverse temperature/umidità e a giocare di conseguenza.
  • Quindi se l'umidità è troppo alta, e fuori c'è bel tempo, posso fare la cosa più semplice del mondo: aprire le finestre. Potrà sembrare strano ma in queste condizioni arieggiare abbassa all'istante l'umidità e gli effetti si percepiscono subito sul biliardo.
  • Quindi se l'umidità è particolarmente critica posso scegliere di accendere il riscaldamento del biliardo quel tanto che basta a portarlo in condizioni più favorevoli.
Queste sono le due semplicissime accortezze che ho adottato per contenere l'umidità a biliardo spento ed evitare l'accendi-spegni ravvicinato del riscaldamento che, oltre a consumare parecchio, come detto all'inizio dell'articolo, non fa tanto bene al tavolo. Esistono comunque altre soluzioni di cui parlerò in articoli futuri come l'utilizzo di deumidificatori o di modalità di riscaldamento della stanza che asciugano l'aria come il riscaldamento a legna e pellet; o ancora l'utilizzo di panni sintetici, meno sensibili all'umidità rispetto ai più tradizionali e diffusi panni in pura lana.

Anche tu hai un biliardo internazionale a casa e hai adottato soluzioni differenti? Raccontamele nei commenti a questo post o via mail. Potrebbero diventare dei nuovi post del blog!
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I nostri colleghi d'oltreoceano, i giocatori americani di pool, hanno coniato un detto molto bello che tutti i giocatori di biliardo dovrebbero assimilare e ricordare sempre, qualsiasi sia la loro disciplina.

Draw for Show, Follow for Dough!


Che tradotto letteralmente significa: a retrocedere per lo spettacolo, a seguire per il quattrino. Anche se ho preferito tradurlo in italiano con:

Sotto per divertire, Sopra per vincere!


Originariamente questo detto è stato coniato dai giocatori di Golf che, già un secolo fà, dicevano: Drive for show, Put for Dough; poi ripreso anche dai giocatori di Bowling con Strike for Show, Spare for Dough.

Il motto ricorda insomma che i colpi a retrocedere, sempre emozionanti, sono sì spettacolari e divertenti ma anche difficili da eseguire con precisione. Se vuoi assicurarti una partita è molto meglio optare per i colpi a seguire, quando possibile.

I giocatori di pool, come i giocatori di snooker, sono grandi conoscitori di questi colpi. Nel pool e nello snooker infatti la costruzione della serie impone un utilizzo intensivo dei colpi a retrocedere (draw shots) e a seguire (follow shots). La battente, dopo aver impattato la biglia da imbucare, deve compiere percorsi anche lunghi e molto precisi per divincolarsi tra gli ostacoli (le altre biglie sul tavolo) e posizionarsi nel modo migliore possibile per consentire il proseguimento della serie. Per fare questo i colpi di draw e follow sono fondamentali.

Draw e Follow sono però due colpi molto diversi. Il draw rimane, anche per gli atleti professionisti, un tiro rischioso. Con un draw è anzitutto più facile incorrere nella steccaccia rispetto ad un follow e, secondariamente, un draw è più difficile da controllare in termini di quantità di effetto trasmesso, risulta quindi difficile controllare con precisione la rimanenza della battente al termine del percorso. Questo perché, a parità di distanza da percorrere, un colpo di retrò richiede un steccata più veloce rispetto a quanto richiesto da un colpo a seguire.

Quando conta il risultato e il tavolo ci permette di scegliere tra draw e follow, ricordiamoci sempre, come ci insegna questo detto, di preferire il colpo a seguire.



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