L'acchito di Pietro Grossi


"La sfortuna non esiste, se sbagli è perché hai tirato male."




Di libri sul biliardo ce ne sono tantissimi, centinaia: manuali tecnici, storici, di approfondimento ma i romanzi che narrano di biliardo sono pochissimi e quello in questione è davvero unico.
L'autrore, Pietro Grossi è uno scrittore Fiorentino, classe '78 e L'Acchito, edito da Sellerio nel 2007, è il suo secondo romanzo.

Qui il biliardo è protagonista nella vita del protagonista.
Dino è un giocatore atipico e idealizzato. Il suo maestro, Cirillo, prima di accettare di insegnargli a giocare a biliardo dà a Dino una prova da superare: tirando la battente contro sponda, come nel tiro per aggiudicarsi l'acchito, deve riuscire a far tornare la palla esattamente nel punto da cui è partita. Anche Cirillo è un giocatore ideale. Agli occhi di Dino, Cirillo è custode dei segreti del biliardo, è il più forte di tutti anche se non ha mai partecipato ad una gara.
Quando Dino inizia ad ammirare Cirillo è solo un ragazzino e crescendo diventerà un giocatore fortissimo, forse il più forte, ma lui come il suo maestro non ama le gare. Dino gioca a biliardo per puro amore verso la bellezza del gioco. Dino è un giocatore privo di ogni fronzolo o feticcio tipico del giocatore comune, non ha nemmeno una stecca personale.

Dino alzò gli occhi al cielo e per un momento osservò quelle poche stelle che comparivano tra i palazzi e qualche nuvolone. Avrebbe dato qualunque cosa in quel momento per essere davanti ad un biliardo, anche lì in mezzo alla strada. Fare qualche passo, afferrare la sua Arlecchino, stendersi sul panno e tirare un bel rinquarto, mezza forza, giro a entrare. Tum. Tum. Tum. Ciàc. Frrr. Birilli e copertura. Trovarsi anche solo per un istante in quel mondo dove le cose andavano come dovevano ed esistevano regole precise, dove il caos e la sfortuna non trovavano mai la strada di casa.

Per Dino il biliardo è il silenzio della sala, è il suono delle biglie delle sponde e dei birilli che combinati armoniosamente diventano musica, per Dino il biliardo è l'eleganza delle geometrie, è la perfezione, è il controllo delle variabili che lo rendono l'unica cosa pulita e bella rispetto al resto della sua esistenza. Dino, come tanti, ha una vita difficile piena di ostacoli e imprevisti che gli impediscono di raggiungere la serenità.
Nel biliardo invece è tutto diverso, per Dino il biliardo è un rifugio dove sentirsi al sicuro perchè le leggi immutabili che regolano il movimento delle biglie all'interno del rettangolo verde non fanno scherzi ne sconti. Il giocatore è padrone ed unico artefice del proprio destino.

Il romanzo racconta il biliardo in modo profondo, come  ognuno di noi appassionati lo vive. Tuttavia non è interessante solo perché parla del nostro amato sport ma anche perché è davvero un bel romanzo, che narra un toccante stralcio di vita e di Italia.

Non vi anticipo nient'altro senonché: il finale è fantastico!

ecio

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